- Carmen Di Lorenzo
L’abusiva
Carmen, Rondine, Zia Carmen: è una fra le mie più antiche amiche in internet. Ha cominciato a scrivere poesie quasi per gioco diversi anni fa e quasi da subito abbiamo condiviso le nostre piccole esperienze letterarie.
Mi ha sempre affascinbato il suo stile – che tradisce la sua origine di donna del nord Europa (è di origine svedese)- la sua dolcezza, la sua forza e la capacità di tener testa a chiunque nelle dispute letterarie che pure ci sono state nei nostri incontri virtuali e reali.
Il suo modo di scrivere, acerbo agli esordi è maturato come un frutto succoso, fino a raggiungere nelle sue ultime composizioni una perfezione che mi entusiasma.
Benito Ciarlo
Visse in me da clandestina
per l’erosione del dolore
e per l’aurora di una gloria.
Fu indulgenza e vittoria
fu luce e penombra
fu la mia ossessione.
Il morso della sua essenza
fu succo che avvelena
l’emorragia del flusso
che finisce con un amen
e poi è armonia.
La convivenza nostra pareva
coercizione,
invece fu la complicata
coesione di due opposti.
La sofferta perfezione
(che mai si avvera).
Lei pagata sottocosto
senza passaporto l’identità
non rivelava
ma rivelava di nascosto
la bellezza del poema
mi ammoniva.
Così divenne da abusiva
la mia padrona (e maestra).
Vivemmo sopra il tempo
in un castello di percezioni.
Bei versi, che indagano su un difficile rapporto, quasi uno scontro fra persone dalla diversa mentalità, ugualmente forti. Infine la scoperta: l’ altra è migliore di me. E lo scontro di venta armonia, un castello “di percezioni nuove”. che arricchiscono l’animo.
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ehi Ben, ancora sto piangendo, e mica puoi fare a questo a una signora di una certa età….Ah quanti bei ricordi mi risuscita l’immagine che hai postata. Sai, prima di pubblicare la mia immagine sul tuo sito, andai dal fotografo…..volevo presentarmi bene. E non finirò mai di ringraziare te Ben per i tuoi preziosi consigli e le critiche agguerriti di Martino (Mapio) che mi ha detto di cotte e di crude…ma che mi sono servite e dei suggerrimenti di Guglielmo Tocco, il nostro Gug, mi diceva di proseguire, che l’esperienza dell’esercizio mi avrebbe migliorata, perché avevo qualcosa da dire, secondo lui. Belli, quei tempi per me acerbi, che mi hanno fatto capire che per scrivere io devo tirare fuori la “personalità”, questo mi disse Martino, bastonandomi. E i livori pare sono diventati fiori, perché se tu, dedichi una cosa così a me, penso che significa qualcosa.
Grazie ancora grande Ben, per me resti, come sempre un grande esempio. Sai, che quando scrivo tengo sempre il vocabolario vicino, è bene capire il significato di ogni parola.
Ti voglio bene. Ciao!
Carmen e la sua Rondine (essa è la mia poesia)
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Vuoi far piangere me? dài Carmen, finiamola qui, o finisce che mi commuovo anch’io. Ti abbraccio forte
Ben
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